Traumi degli sportivi - Nuovo Progetto

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Shiatsu > Prima Parte
Trauma degli  sportivi

Tesi di Diploma di: Conte dott. Roberto

Relatore: Tirelli dott. Stefano Ter.Shiatsu
Qui di seguito le più frequenti lesioni sportive:

I "crampi" o più correttamente le contratture, sono delle contrazioni muscolari violente, involontarie ed improvvise che solitamente si presentano durante uno sforzo, ma a volte perfino durante la notte, nel sonno.
Queste contrazioni sono favorite dalla perdita di liquidi e sali minerali che avviene con la sudorazione durante l’attività fisica. Questi elementi vanno, quindi, reintegrati il più presto possibile. In effetti, quando si suda durante un allenamento, si crea uno squilibrio elettrolitico nei muscoli, dovuto proprio alla perdita di liquidi e sali minerali contenuti nel sudore.
I crampi possono essere evitati, innanzitutto praticando stretching prima e dopo l’attività fisica e prolungando le sedute di allenamento ogni volta un po’ di più, in modo che il corpo si abitui gradualmente allo sforzo fisico.
Lo stretching serve ad allungare il muscolo ed evitare che questo si contragga più del dovuto, o a riportarlo ad una lunghezza normale quando viene colpito dal crampo. E' importante eseguire queste azioni di "allungamento" in maniera dolce e graduale: un movimento "brusco" potrebbe accentuare la contrattura del muscolo invece che favorirne la scomparsa. Sia l’esecuzione frettolosa, che la non esecuzione di esercizi specifici di riscaldamento (per mancanza di tempo, voglia o non conoscenza), in particolare nei non professionisti, può essere causa di spiacevoli traumi.
Le procedure di riscaldamento devono essere specifiche per ogni sport praticato in quanto esistono molte differenze tra i vari sports. Anche la durata del riscaldamento sarà tanto più lunga quanto la disciplina sarà breve e veloce e "di coordinazione". Generalmente il riscaldamento si può dividere in:
-Riscaldamento Generale Attivo
-Riscaldamento Specifico Attivo
-Riscaldamento Passivo
Riscaldamento Generale Attivo (RGA)
E’ effettuato dallo sportivo che, da solo, fa esercizi per migliorare la performance fisica e psichica tramite un’attività muscolare. Tale attività muscolare produce:
a) un aumento della temperatura corporea (muscolo a riposo 29,5/34°C, muscolo riscaldato 37/40°C);
b)un aumento del flusso sanguigno muscolare;
c) una diminuzione della viscosità muscolare;
d) una facilitazione alla trasmissione dell’impulso nervoso.
Gli effetti termici del RGA durano per circa 30 minuti.

Riscaldamento Specifico Attivo (RSA)
Tale forma di riscaldamento viene effettuato in relazione ai movimenti specifici propri della disciplina sportiva in questione.
L’RSA facilità:
a) un aumento della coordinazione neuro-muscolare;
b) un aumento delle dinamiche mentali (autovisualizzazione).

Riscaldamento Passivo
Utilizza dei mezzi esterni al corpo umano quali saune, docce calde, oli o creme riscaldanti e massaggi per aumentare la temperatura corporea. Tale metodologia permette un aumento del flusso sanguigno muscolare con una limitata spesa energetica.

Riscaldamento e Stretching
Alla base del riconosciuto valore dello Stretching, c’è il principio che un muscolo si contrae meglio se è stato preventivamente sottoposto ad allungamento. I principali metodi sono:
a) S. massimo (più sicuro con l’aiuto del fisioterapista);
b) S. statico (quello più comune);
c) S. basato su contrazione e rilasciamento
(metodo PNF, "proprioceptive neuromuscolar facilitation"), ideale per il riscaldamento.
Il beneficio di una serie di allungamenti sull’ampiezza del movimento dura circa 50 minuti.
Il Riscaldamento Generale Attivo è sicuramente più indicato rispetto al Passivo. L’intensità ideale, quella che consente di raggiungere i maggiori benefici, corrisponde ad uno sforzo che comporti una leggera sudorazione senza sensazione di fatica: il che corrisponde a circa il 55% della VO2-max. I più importanti effetti fisiologici che ne risultano sono:
a) adattamento circolatorio e aumento del trasporto di ossigeno;
b) aumento della cessione dell’ossigeno da parte dell’emoglobina;
c) aumento del flusso sanguigno;
d) miglioramento della performance muscolare, favorendo la coordinazione, la sensibilità e la trasmissione degli impulsi nervosi.
A tali effetti vanno aggiunti quelli psicologici che sono molto importanti ma troppo spesso trascurati: bisogna sempre tener presente che il riscaldamento è un momento privilegiato per condurre un’analisi introspettiva degli schemi tattici e tecnici. La seduta di riscaldamento può essere per questo integrata con esercizi di rilassamento, di concentrazione e presa di coscienza del sé.
Numerosi sono gli effetti dello Stretching, tra cui:
a) miglior rendimento biomeccanico per l’aumento dell’ampiezza dei movimenti;
b) ottimizzazione del ciclo stiramento-accorciamento;
c) facilitazione al reclutamento delle unità motorie;
d) miglioramento dell’estensibilità, della viscosità e dell’elasticità del tessuto connettivo.
Il riscaldamento e lo stretching vengono spesso considerati accessori alla "vera preparazione atletica", ma è stato dimostrato che un buon riscaldamento ed uno strecthing adeguato migliorano notevolmente la performance dell’atleta, e riducendo i rischi di traumi.
E’ consigliabile abbinare a questa pratica anche un immediato reintegro di liquidi e sali minerali con appositi cibi o bevande che contengano le giuste quantità di sodio, magnesio, calcio e potassio. Può essere anche utile, prima di iniziare l’allenamento, bere del succo di frutta e dell’acqua minerale, che serviranno a controbilanciare la successiva perdita di liquidi.
Evitare di assumere diuretici, antistaminici o alcolici prima dell’allenamento perché i primi aumentano la perdita di liquidi mentre i secondi favoriscono la disidratazione.
Evitare anche di fare attività fisica subito dopo aver mangiato, poiché la digestione utilizza la maggior parte del sangue in circolo sottraendolo a tutto il resto del corpo, quindi anche ai muscoli, predisponendo più facilmente all'insorgenza dei crampi.
L'emivita del lattato nel sangue (ossia il tempo richiesto affinché la sua concentrazione si dimezzi) è dell'ordine di 15 min, pertanto dopo un'ora non ne esiste più traccia nel sangue. Il dolore muscolare che segue esercizi di elevata potenza (come correre in discesa) e che si protrae per parecchi giorni successivi allo sforzo, è dovuto a vere e proprie microlesioni del tessuto muscolare. Questa può interessare solo alcune fibre muscolari, oppure nei casi più gravi, può causare lesioni tissutali che finiscono per andare in necrosi e conseguentemente portare ad un processo cicatriziale.
La contusione è l'effetto di una compressione più o meno intensa sui tessuti, dovuta all'azione brusca e violenta di un corpo contundente. Se la superficie dell'agente traumatizzante è rugosa o la direzione del trauma è obliqua, possiamo avere delle contusioni escoriate. Se la forza che ha provocato la contusione non è stata troppo violenta, si ha una contusione superficiale e per la rottura di piccoli vasi si forma uno travaso sanguigno che infiltrandosi nei tessuti si rende evidente, dopo qualche ora, come una macchia bluastra chiamata ecchimosi. Se, al contrario, la forza contusiva è stata violenta, abbiamo la contusione profonda, con interessamento dei tessuti sottotegumentari (muscoli, vasi, nervi, tendini, organi interni) ed il versamento ematico è più abbondante e profondo e si chiama ematoma.
Le lesioni muscolari: sono da ricordare l'ernia muscolare e la rottura muscolare o strappo muscolare. Lesioni articolari: è da ricordare che per reazione sinoviale si ha un versamento endoarticolare sieroso (idrarto), oppure per rottura di vasi articolari si ha un versamento endoarticolare ematico (emartro); importanti sono pure le distorsioni e le lussazioni.
Le lesioni ossee: sono importanti le rotture ossee complete (fratture) o incomplete (infrazioni ossee). Le fratture sono interruzioni della continuità di un osso provocate da azioni traumatiche violente. I meccanismi di produzione di una frattura sono: per flessione, per torsione, per compressione, per trazione o strappo. Inoltre la frattura può essere chiusa o aperta, a seconda che i frammenti non siano o siano in contatto con l'esterno. I monconi tendono a spostarsi sollecitati dalla contrazione dei muscoli che su di essi si inseriscono. La sintomatologia generica delle fratture è data dalla deformità della zona colpita, da impotenza funzionale, da motilità preternaturale, da crepitio (per attrito dei monconi ossei fratturati). La cura delle fratture si effettua con la riduzione degli eventuali spostamenti subiti dai monconi; con l'immobilizzazione, fino a riparazione, della lesione per formazione di callo osseo; con la rieducazione funzionale.
La terapia generica delle contusioni prevede: il riposo per la parte colpita, applicazioni fredde per ridurre o arrestare l'emorragia; dopo qualche giorno, impacchi caldi-umidi, fisioterapia con massaggi, raggi infrarossi, ecc.., per facilitare il riassorbimento del travaso ematico. Le lesioni dei tessuti e degli organi profondi richiedono invece l'intervento dello specialista.
Le ferite sono discontinuità dei tessuti prodotta da un agente vulnerante. Si distingue la ferita contusa, da punta, lacera, da taglio, a seconda della natura e dell'azione dell'oggetto vulnerante. Si distinguono ancora le ferite superficiali da quelle profonde; queste ultime possono ledere tutti i tessuti e gli organi presi in considerazione. La sintomatologia generica delle ferite è data da dolore, impotenza funzionale. e, soprattutto, dall'emorragia che può essere più o meno intensa. La guarigione delle ferite avviene per cicatrizzazione, favorita dall'avvicinamento dei margini: ecco la ragione per cui si pratica la sutura.
La distorsione è provocata da un movimento violento e brusco che forza l'articolazione stessa oltre i limiti fisiologici, ma senza spostamento permanente dei capi ossei e con lesioni limitate alle parti molli: capsula articolare, legamenti, tessuto sinoviale, rottura di vasi sanguigni, di terminazioni nervose. La sintomatologia generica delle distorsioni è data da dolore, tumefazione dell'articolazione colpita. La cura è data dalla immobilizzazione dell' articolazione colpita per un periodo variabile a seconda della gravità del caso.
La lussazione è la perdita di contatto e la dislocazione permanente dei capi articolari a seguito di un trauma violento. La sintomatologia della lussazione è simile ma più grave a quella delle distorsioni: in più si ha una vera deformità dell'articolazione sostenuta dalla dislocazione dei capi articolari. La cura è data dalla riduzione della dislocazione dei capi articolari, dall'immobilizzazione e dalla successiva rieducazione funzionale. Talora la lussazione si riproduce con frequenza nella stessa articolazione e a seguito di traumi anche modesti: si parla allora di lussazione recidivante e richiede cure chirurgiche.

Contrazione eccentrica
La contrazione di tipo eccentrico è un particolare tipo di attivazione muscolare durante la quale il muscolo produce forza, anziché accorciandosi come durante il lavoro concentrico, allungandosi. Per spiegare in termini pratici questo concetto di meccanica muscolare, immaginiamo di tenere in mano con il braccio piegato a 90°, un manubrio il cui peso sia maggiore rispetto alla massima forza esprimibile dal bicipite, poniamo 60 kg. In questo caso, nonostante ogni sforzo, non può certamente flettere il braccio e portare il manubrio verso la spalla, abbiamo appena detto che il suo peso è maggiore della forza, anzi il braccio si distenderà verso il basso, proprio in virtù del grosso carico che è tenuto in mano. L'unica cosa che si è in grado di fare in questa situazione, è cercare di rallentare al massimo la caduta del carico, grazie appunto ad una contrazione eccentrica del bicipite. In questa condizione il muscolo funziona come un vero e proprio "freno": più si riuscirà a rallentare la caduta del peso, maggiore sarà la forza di tipo eccentrico espressa.

Danno strutturale dovuto alla contrazione eccentrica
La ragione della maggior incidenza traumatica a livello muscolare, riscontrabile durante una situazione di contrazione eccentrica, è soprattutto imputabile alla maggior produzione di forza registrabile nel corso di quest'ultima, rispetto a quanto non avvenga nella modalità d’attivazione di tipo concentrico od isometrico. Infatti, durante una contrazione eccentrica, effettuata alla velocità di 90° s-1, la forza espressa dal distretto muscolare risulta essere di ben tre volte maggiore di quella espressa, alla stessa velocità, durante una contrazione concentrica. Inoltre, durante una contrazione eccentrica, risulta maggiore anche la forza prodotta dagli elementi passivi del tessuto connettivo del muscolo sottoposto ad allungamento. Soprattutto con riferimento a questo ultimo dato, occorre sottolineare come anche il fenomeno puramente meccanico dell'elongazione, possa giocare un ruolo importante nell'insorgenza dell'evento traumatico, visto che questo ultimo può verificarsi, sia in un muscolo che si presenti attivo durante la fase di stiramento, come in un distretto muscolare che sia passivo durante la fase di elongazione. Durante la contrazione eccentrica il muscolo è, in effetti, sottoposto ad un fenomeno di "overstretching" che, in quanto tale, può determinare l'insorgenza di lesioni a livello dell'inserzione tendinea, della giunzione muscolo-tendinea, oppure a livello di una zona muscolare resa maggiormente fragile da un deficit di vascolarizzazione. E' interessante notare come siano i muscoli pluriarticolari quelli maggiormente esposti ad insulti traumatici, proprio per il fatto di dover controllare, attraverso la contrazione eccentrica, il range articolare di due o più articolazioni). Anche la diversa tipologia delle fibre muscolari presenta una differente incidenza d'evento traumatico. Le fibre a contrazione rapida (FT), sono, infatti, maggiormente esposte a danni strutturali rispetto a quelle a contrazione lenta (ST), probabilmente a causa della loro maggior capacità contrattile, che si traduce in un'accresciuta produzione di forza, e di velocità di contrazione, rispetto alle fibre di tipo ST. Inoltre i muscoli che presentano un'alta percentuale di FT, sono generalmente più superficiali e normalmente interessano due o più articolazioni, fattori entrambi predisponenti al danno strutturale. Inoltre è interessante notare come l'insulto traumatico sia prevalentemente localizzato a livello della giunzione muscolo-tendinea, a testimonianza del fatto che in questa zona, come del resto nella porzione finale della fibra muscolare, avvenga il maggior stress meccanico. In ultimo occorre sottolineare il particolare aspetto metabolico connesso alla contrazione di tipo eccentrico. Durante la contrazione di tipo eccentrico, poiché la vascolarizzazione muscolare è interrotta, il lavoro svolto è di tipo anaerobico, questo determina, sia un aumento della temperatura locale, che dell'acidosi, oltre ad una marcata anossia cellulare. Questi eventi metabolici si traducono in un'aumentata fragilità muscolare ed in una possibile necrosi cellulare, sia a livello muscolare, che del connettivo di sostegno.

L'allenamento eccentrico come metodologia d'allenamento muscolare di tipo "preventivo".
Considerando quindi il fatto che il muscolo si presenta particolarmente vulnerabile nel momento in cui sia sottoposto ad una contrazione di tipo eccentrico, soprattutto quando quest'ultima sia di notevole entità, come nel caso di uno sprint, di un balzo o di comunque un gesto di tipo esplosivo, nasce l'esigenza di "condizionare" i distretti muscolari maggiormente a rischio con un tipo di lavoro consono a questa particolare esigenza. Si tratta quindi di agire secondo una metodologia di lavoro che comporti la ricerca dell'instaurazione di un ambiente muscolare acido, condizione immediatamente seguita, senza soluzione di continuità, da una serie di contrazioni eccentriche rapide (definibili come eccentriche-flash) effettuate sull'atleta da un operatore, oppure da una contrazione eccentrica lenta e controllata (che potremmo definire come eccentrica-classica). L'acidosi muscolare può essere prodotta da una serie di scatti a velocità massimale, ancor meglio se effettuati su distanze relativamente brevi (20-30 metri) con arresto e cambi di direzioni immediati, in modo da ricalcare, nella biomeccanica di corsa, il più possibile il modello prestativo.

Esempio 1: L'esercitazione è complessivamente composta da una serie di 5 scatti a velocità massimale effettuati su di una distanza breve (20 metri), con arresto e cambiamento di direzione, effettuati senza soluzione di continuità, abbinati ad una serie di " contrazioni flash" ( 10-15 ripetizioni per gamba) a carico del bicipite femorale.
In tal modo il condizionamento muscolare è orientato verso un progressivo adattamento nello sviluppare contrazioni eccentriche rapide ed intense in condizioni di forte acidosi e di marcata anossia cellulare. Questo tipo di lavoro, come riportato nell'esempio 1, si dimostra particolarmente interessante per il bicipite femorale
Per provocare una marcata acidosi locale, del bicipite femorale, è possibile indurre quest'ultima attraverso un'esercitazione muscolare settoriale, come l'esercizio di leg curl, eseguito ad esaurimento muscolare completo, immediatamente seguito dall'esercitazione eccentrica, come descritto dall'esempio 2.

Esempio 2 : Per provocare una marcata acidosi locale, del bicipite femorale, è possibile effettuare un esercitazione muscolare settoriale, come il leg curl, eseguito ad esaurimento muscolare completo (65-70% del carico massimale per 12-10 RM), immediatamente seguito da una serie di "contrazioni flash" (10 -15 ripetizioni per gamba).
Un altro schema di lavoro interessante, sempre a carico del bicipite femorale, è costituito da una serie di corsa calciata, eseguita ad alta intensità, con l'ausilio di bande elastiche, della durata di alcuni secondi, seguita da una serie di contrazioni eccentriche-flash (esempio 3) o da contrazioni eccentriche di tipo tradizionale (esempio 4). Ricordiamo che una serie eccentrica, definibile come di tipo "classico", comporta l'utilizzo di un carico sovra-massimale (110%-120% del carico massimale) ed un numero di ripetizioni compreso tra 3 e 4, la fase eccentrica deve essere eseguita molto lentamente e naturalmente la fase concentrica deve essere effettuata grazie ad un aiuto esterno. Data la diversità della modalità di contrazione eccentrica tra il cosiddetto "eccentrico-flash" ed il metodo "eccentrico classico", sarebbe buona norma adottare entrambi questi tipi di lavoro, al fine di ottenere un condizionamento muscolare consono ad entrambi i pattern di attivazione.

Esempio 3: Un altro schema di lavoro a carico del bicipite femorale, può prevedere una serie di corsa calciata, eseguita ad alta intensità, con l'ausilio di bande elastiche, della durata compresa tra i 20 ed i 30 '', immediatamente seguita da una serie di contrazioni eccentriche-flash (10 -15 ripetizioni per gamba).

Esempio 4: Lo stesso schema di lavoro dell'esempio precedente, nel quale però l'eccentrico "flash" è stato sostituito dall'eccentrico "classico" (carico pari al 120% del massimale, 3- 4 ripetizioni eseguite il più lentamente possibile). E' sempre buona norma adottare entrambi questi tipi di lavoro, al fine di ottenere un condizionamento muscolare consono ad entrambi i pattern di attivazione.
Lo stesso tipo di lavoro è proponibile anche per il quadricipite femorale (esempio 5), in questo caso dopo una serie di skip con resistenza elastica, è eseguita una serie di "eccentrico classico" al leg extension, oppure di contrazioni eccentriche "flash" (esempio 6).

Esempio 5: Lo stesso tipo di lavoro per il quadricipite femorale, in questo caso dopo una serie di skip con resistenza elastica della durata di 20-30'' viene eseguita una serie di eccentrico "classico" al leg extension. (carico pari al 120% del massimale, 3- 4 ripetizioni eseguite il più lentamente possibile).

Esempio 6 : Esercitazione simile alla precedente dove però, dopo una serie di skip con resistenza elastica sempre della durata di 20-30", viene eseguitauna serie di eccentrico "flash" (10-15 ripetizioni per gamba). Anche nel casodel quadricipite femorale è sempre consigliabile adottare entrambe le modalità di contrazione eccentrica (classica e flash).
Questi esempi esercitativi, che naturalmente posso essere integrati o modificati, sempre restando in questa ottica metodologica, possono quindi costituire sia un egregio lavoro di tipo preventivo nei confronti dei possibili danni muscolari, sia, ovviamente con i dovuti adattamenti, fornire una solida base di condizionamento muscolare per ciò che riguarda i piani di lavoro riabilitativo susseguenti ad eventi traumatici a livello muscolare.
     ESERCIZIO 1                           ESERCIZIO 2                           ESERCIZIO 3   
     ESERCIZIO 4                           ESERCIZIO 5                           ESERCIZIO 6   
 
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