Concetti base dello SHIATSU - Nuovo Progetto

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Shiatsu > Seconda parte
 Concetti di base dello SHIATSU  

Tesi di Diploma di: Conte dott. Roberto

Relatore: Tirelli dott. Stefano Ter.Shiatsu
Premessa

Il presente capitolo ha l’obiettivo di dare al lettore che di shiatsu non ha alcuna nozione, alcuni basilari concetti in merito alla pratica dello shiatsu, senza andare ad approfondire l’argomento, cosa che richiederebbe molto più di un solo capitolo. In commercio ci sono molti libri che assolvono molto bene a questa funzione (vedi bibliografia) ed inoltre i corsi triennali di shiatsu iniziano sempre con un mini corso introduttivo (di circa 10 lezioni), dove l’allievo può comprendere meglio la materia.
Comunque resto dell’opinione che, in assoluto, il primo e più efficace metodo per avvicinarsi a questa disciplina sia quello di ricevere un trattamento da uno shiatsuka esperto.

Con il termine shiatsu (in giapponese shi = dita, atsu = pressione) si indica una forma di terapia manuale elaborata empiricamente da T. Namikoshi nei primi decenni del Novecento che prevede l’utilizzo della tecnica del massaggio tradizionale giapponese anma, caratterizzato da pressioni statiche, mantenute su punti, detti tsubo, accanto a tecniche di terapia manuale di derivazione occidentale come le mobilizzazioni articolari, lo stretching e altre manovre manipolative usate in terapia della riabilitazione, osteopatia e chiropratica.
Fu S. Masunaga, allievo di Namikoshi, a notare che la maggior parte degli tsubo (punti dove si esercita la pressione), utilizzati prima dall’anma e poi dallo shiatsu, coincidevano per la maggior parte con punti dei meridiani di agopuntura: da qui la sua idea di elaborare quello che fino allora era un trattamento di punti empiricamente dimostratisi efficaci su alcune patologie in un trattamento sistematico dei meridiani di agopuntura mediante la pressione sui loro punti principali.

Come si procede
A differenza degli agopuntori e dei massaggiatori, gli specialisti di shiatsu (shiatsuka) e agopressione non si servono di particolari attrezzature, macchine o olio. In teoria, quindi, questa tecnica si può praticare in qualsiasi luogo. È comunque preferibile disporre di una superficie solida, come un pavimento ricoperto da un tappeto, in una stanza pulita, tranquilla e calda.
La prima seduta di un trattamento di shiatsu comincia in genere con l’anamnesi. Mentre fornirete all’operatore le solite informazioni, il disturbo che vi porta a rivolgervi a lui, le operazioni chirurgiche fatte, le malattie di cui avete sofferto, egli vi osserverà con molta attenzione. Il colore e la struttura della pelle; la lucentezza o l’opacità dello sguardo; il respiro, se profondo e regolare o superficiale e irregolare; il vostro modo di camminare, di stare fermo e sedervi; i gesti e il tono della voce – di tutto questo prenderà nota e se ne servirà per fare quel quadro completo di voi che costituirà la base della diagnosi. In che modo vengano sondati il vostro stile di vita e i vostri problemi psicosociali dipenderà dal grado del rapporto che si stabilirà tra terapeuta e paziente. Un terapeuta esperto sa per esperienza che la maggior parte dei pazienti è abituata a considerare le cure mediche come un metodo curativo che riguarda solo i sintomi e che la gente per lo più trova strano se gli si chiede che cosa prova alzandosi al mattino – se cioè si sente bene o se è incapace di affrontare qualsiasi cosa se non dopo aver bevuto una tazza di caffè; e considera impertinente qualunque domanda che riguardi i suoi rapporti con il partner. Lo shiatsuka vorrà raccogliere un’anamnesi sostanziosa, almeno nella prima visita, specie se gli si chiede di curare un particolare disturbo, o un cattivo stato generale di salute, e non semplicemente qualche seduta per ritemprare l’organismo. Come nella maggior parte dei metodi manipolatori, lo shiatsu non si presta facilmente a una descrizione scritta. Non esiste una sequenza fissa, ma molti shiatsuka preferiscono seguirne una, cominciando per esempio con il corpo, spostandosi verso la testa, poi alle braccia e alle gambe, in modo da potersi concentrare sul senso di quello che stanno facendo senza dover riflettere all’ordine col quale lo fanno.
L’intuizione di Masunaga portò lo shiatsu della scuola Yokai, da lui fondata, a sviluppare un tecnica notevolmente più complessa, basata sulle seguenti caratteristiche:
le pressioni vengono effettuate contemporaneamente su due tsubo, generalmente appartenenti allo stesso meridiano di agopuntura, ma a volte appartenenti a due meridiani distinti, allo scopo di richiamare l’energia presente in eccesso dal punto "pieno" (jpn jitsu) verso il punto "vuoto" (jpn kyo) ed ottenere quindi un riequilibrio energetico nel meridiano stesso;
le pressioni vengono effettuate con direzione perpendicolare alla superficie cutanea dello tsubo, utilizzando mani e gomiti, ma anche piedi e ginocchia;
le pressioni vengono effettuate utilizzando il peso del corpo con il minimo impiego possibile della forza muscolare: ciò permette di effettuare pressioni molto più profonde di quelle che verrebbero accettate se venisse usata la sola forza muscolare; con la tecnica denominata aiki shiatsu (jpn ai = unire, armonizzare, ki = energia; armonizzare l’energia) si raggiungono pressioni dell’ordine dei 35/45 kg;
in ogni trattamento si effettua un riequilibrio completo di tutto il sistema dei meridiani, indipendentemente da quae sia la zona del corpo in cui si verifica il problema.
In Italia lo shiatsu si diffonde dalla seconda metà degli anni Settanta e diventa immediatamente molto popolare per la relativa facilità del suo apprendimento e per i notevoli ed evidenti effetti benefici sulla salute. In particolare nella versione Yokai, esso presenta in effetti una forma di approccio olistico al problema della salute e della malattia apparentemente molto più semplice di quello offerto dalla medicina tradizionale cinese (MTC), specialmente sul piano pratico-operativo; la sua natura elusiva di approccio che integra diverse tecniche di terapia manuale lo rende abbastanza vago da permettere di includere sotto la voce "shiatsu" praticamente qualsiasi approccio di tipo manuale.
Molteplici sono i campi medici dove lo shiatsu ha dimostrato di riequilibrare, migliorandola, la salute e molti sono i casi di malesseri risolti in seguito a uno o più cicli di trattamenti. Considerando l’argomento trattato, però, considererò solo alcuni aspetti:

Shiatsu e lo sport
L’utilizzo regolare della terapia shiatsu si è dimostrato estremamente utile in numerosi campi dello sport, amatoriale ed agonistico fino ai massimi livelli.
Giocatori professionisti di hockey su ghiaccio di serie A e atlete della squadra nazionale femminile italiana di sci di fondo hanno osservato maggior velocità di recupero dopo gli allenamenti e le gare, rilassamento profondo durante il trattamento, abbassamento dei livelli di ansia pre-gara, maggior freddezza nel valutare la situazione tattica durante lo sforzo agonistico accompagnato da notevole miglioramento delle prestazioni di punta e della resistenza alla fatica, come è anche dimostrato dal notevole miglioramento statistico dei risultati in seguito all’applicazione sistematica della terapia shiatsu a gruppi di atleti.
In tutti i casi si è osservato una marcata diminuzione degli incidenti ed infortuni muscolo-articolari negli atleti sottoposti regolarmente a terapie shiatsu rispetto ai controlli e/o ai periodi di attività precedenti all’inizio del trattamento; inoltre viene costantemente segnalata la scomparsa di eventuali altre patologie (cefalee, coliche mestruali, disturbi digestivi, etc) magari non direttamente legate all’attività sportiva, ma comunque in grado di interferire con le prestazioni agonistiche.

Shiatsu e patologie dell’apparato locomotore
Le patologie algiche dell’apparato locomotore, in particolare quelle del rachide, rappresentano il campo di maggior applicazione terapeutica dello shiatsu.
Nel caso della lombalgia una terapia shiatsu che utilizzi solamente la tecnica di riequilibrio degli tsubo kyo/jitsu, senza alcun’applicazione di tecniche di stretching, di mobilizzazione e manipolazione articolare o di massaggio neuromuscoloconnettivale riesce a determinare un significativo miglioramento e/o la scomparsa della sintomatologia dolorosa; in particolare essa ha un ottimo effetto di rilancio del movimento respiratorio primario e regolarizzazione delle disfunzioni craniosacrali eventualmente presenti nel soggetto.
La sua caratteristica di terapia manuale che integra le pressioni con mobilizzazioni articolari e tecniche di stretching muscolare lo rende particolarmente efficace nel trattamento delle algie del rachide di origine meccanica.

 
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